Al di sopra del mio cammino e del mio vivere giace l’infinito , tutto vede il suo creato , tutto sente nelle parole del mondo, io vorrei toccarlo ,respirare le sue sagge parole, sentire una mano sulla spalla, la ricerca rimane un sempre…

Cammino sulla via di quel che rimane , tutto rimane anche dopo un crollo, macerie del passato che paura ormai non fanno, ricostruire sarebbe stato obbligo, ma le alternative portano sempre al comodo scendere al patto.  Un patto che sempre resterà tra paradisi e inferni, questo fu un mio leggere un giorno, rimase frase nella mente stanca, apice di una fine che io vorrei per me.
Il denaro comprò l’esaltazione di un potere , il comando fu sentirsi l’uno, tutto sembrò essere nelle mani e nel sudore di una vita, nulla poteva essere diverso , tutto era quello che il mio ego aveva voluto, il nulla rimane ad altri, a me rimaneva il tutto.

L’ipocrisia l’alleata che sostenne un essere quello che il servo inginocchiato vedeva , la magnificenza di un uomo come lui, mani e gambe come lui, dall’alto del mio pensar di essere, sentivo che tutto sarebbe stato mio, il tempo avrebbe dato frutti, in un giardino ormai sterile , l’apparenza fece vedere cemento nel verde, uno spremere un limone che sol di buccia ormai era.
Forse il destino aveva fatto un solco dove argini ponevano il mio camminare senza mai sentire onde , dritta la schiena rimaneva ,dritto lo sguardo nel fissare l’ignoto , Io volevo solo quello che il desiderio era stato, illusione di una vita intera, fatta di quello che tutti volevano, elevarsi al di sopra ,solo per sentire l’arrivo.

L’arrivo arrivò , come la falce che miete le vittime, non fu un dolce incantesimo, il precipizio , alta la montagna ,indietro e avanti , tutto intorno era il vuoto, cadere fu solo inerzia di quello che la mente aveva deciso, sentii l’aria fendere il corpo nel volo ,la pelle spalmarsi , appiattita come un foglio e pesante come metallo, sprofondare senza fine, impatto, che il suolo mi donò.
Tutto cadde e io seguii l’impatto, difficile mi dissi ora  il nulla era in me. semplice sembravano le parole adesso, ma tutto era l’inutile nel cercare un ritorno, nulla è ritorno quelcuno raccontò, il tuo volere rimane supremo, raccontarono, unica parola che non dissi mai, -non è vero, ero l’uno e ora nessuno-, perchè questo ? Perchè Io ?

“Non vi sono risposte nelle decisioni del profondo, dissero , tu hai desiderato , tu hai chiesto, tu volevi il vero, ora sei nel vero , ma facile sarebbe il risultato ,senza sofferenze per raggiungerlo.”

Morale di una fiaba che il lieto fine non mise, racconto da riscrivere senza basi d’ispirazione, ma questo è e rimaneva la prova, raccontarsi era esporre una verità nascosta, ora era obbligo, molto fu un raccontare di quel vero annegato nel tempo.

Capii solo una cosa in mezzo a molte che sentii, l’uno è nessuno, l’uno rimane al di sopra di quello che un uomo è, lui rimane il supremo , crea e disfa quel che vuole, non cerca e non ammette, questo fino a che il fondo lo porta all’ ammissione reale, forse la frase rimane fatta , ma il concetto è variante , l’uno rimane colui che sopra me e te , sa ,ha creato, ha dato e pensato, noi siamo e rimaniamo un tramite di belle speranze, in noi il decidere rimane libero e l’errore il nostro.

Non è morale il raccontare , ma semplice riflessione di un racconto che parla di quello che vogliamo, ma alla fine il nostro volere è vero ? Rimane un volere del comune assomigliare ?

Io la risposta la cerco , ma sento che l’uno o il due , non cambiano se siamo consapevoli di una verità che portiamo avanti con il cuore, senza sentire la necessità di essere o appartenere, che non all’universo che ci ha donato l‘uno ma quello vero..


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