Con gli occhi ti accendi, e con il cuore sei distante. L’immagine è sempre la stessa, un uomo che predomina e vuole amore; vive in questa facciata, lui è un duro e tutto pensa di essere.
Nel suo cammino i passi sono svelti, quasi a dimostrare che nulla lo tocca, osserva il mondo con il disprezzo, quasi un veleno lui pensa dall’alto del suo stare. Non vede oltre a quello che pensa d’essere e dentro è freddo. Chiama amore una semplice espulsione del suo calore, distante il senso dell’affetto. Vive in questo e si sente bene. L’apparenza si dice che inganni, ma il vivere deve ancora insegnargli molto.
Donne come oggetti, lui vive in questo, un semplice taccuino dove annotare nomi e niente più. Si osserva allo specchio e si adora nella sua pianezza della giovane età. Forse è l’unico amore che conosce, in questo senso di vicinanza tra lui e una banale immagine. Semina, ma solo dolore, lui sterile essere non vede che conquiste, le sue parole sono fiori che nel tempo non lasciano che steli spogli. Lui cammina e il passo è svelto. Ogni notte, nascosto dalla sua maschera racconta di come lui sia il cucciolo tenero, forse non vede che striscia, forse non lo vedono chi è vittima di questo racconto, che lui come onda docile lancia verso la sponda inconsapevole.
Tutto è perfetto, si racconta nel suo sorriso, ma tutto non è mai illimitato. Molte parole ha udito, dolore e odio ormai li conosce bene, sa quello che fa e riconosce di essere solo vivo. Vivo per lui è solo un nascosto segno dell’immaginario, che non lo fa essere se stesso. Semina il male e pensa che sia vivere… Plastico di e ostaggio di se stesso.
Un tempo non lontano, tutto racconterà di colui che nel suo essere maschio cadrà per nome e conto, non delle parole. Lui è ignaro e vive il respiro altrui, soffoca l’esistenza senza dire un perché. Istinto che predomina e intelletto che tace. Le sue vittime sono ombre e lui non sente il loro lamento. A che serve dire parole al sordo,che osserva solo il suo essere. A che serve dire fermati a colui che ragiona con un cervello “basso”. Solo l’eco ritorna di parole al vento.
In questa storia, un po di tutti come vissuto, il lieto fine sembra non esistere. Lacrime sono parole che infinite dilagano al passaggio di uomini che sono miseri nel loro vivere, dietro a immagini ormai spoglie in questo tempo. Seminano e mai raccoglieranno.
Un tempo ormai prossimo racconterà di una voce con parole diverse, che vivono in uno spazio illimitato, parole che come nuvole piene delle lacrime faranno piovere nella vita di costoro. Temporali senza fine, dove ripari saranno solo deserti e tutto diverrà un peso.
Le parole saranno piene e senza eco, e loro ascolteranno.
Le parole non sono rette e non sono sempre il mezzo, ma la coscienza quando espone è il temporale che fine non ha..
La coscienza è il deserto dove la supplica rende arido il palato. E tutto non è vendetta ma semplice verità e costoro ascolteranno, senza specchi dove stimarsi e buchi dove nascondersi. Non vi sarà luogo dove scappare, ma solo un gesto da fare, chiedere perdono e cambiare. Il passo …
2 risposte a “Il passo”
Bene , Daniele: nella mia vita c’è proprio chi per me dovrà cambiare il passo……ed è una vita che lo aspetto..,.succederà!!!!! Con gli occhi ti accendi, e con il cuore sei distante. L’immagine è sempre la stessa, un uomo che predomina e vuole amore; vive in questa facciata, lui è un duro e tutto pensa di essere.
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🙂 io amo la vita e vedo solo la libertà ….
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