L’oceano cantò il suo dramma , tra onde di un mare ormai avido di quel cercare tra uomini soli nelle lacrime del tempo, dove lune ormai passate non trovan che labirinti senza vie…
L’oceano racconta di un tempo lontano, dove maree di lacrime fatte coprirono sorrisi; il sole si nascose per la rabbia di un luce offuscata da un moto ondoso troppo grande anche per lui…
Stanche ormai le odi di quei canti di gioia , rimangono anse in secca di mare non più in amore, tra onde gigantesche, tra urli infiniti a coprire canti di sirene senza più scogli …
Tutto si consuma tra le mani degli uomini, avidi predoni di loro stessi, mendicanti d’amore nella povertà assoluta del cuore, brama tra l’occhio che vede e tutto prende, l’oceano ricorda questo..
Maree di lacrime ormai fatte, portano ai viaggiatori del tempo l’atto finale di una apocalissi preannunciata, dove tutto sarà mostrato alla luce di un sole mai consumato da ombre dell’immoralità e dell’ipocrisia, che l’uomo non decanta ma brama per il suo mare oscuro che non vuol chiamare abisso. Non chiama nulla che il suo nome, lo urla in sé… Quando il dolore che semina in onde dell’oceano universale lo assorbono , in quella totalità che non conosce sconfitte .
Il tempo dirà il suo canto, tra lune e soli di un miraggio troppo vero e che troppo spaventa. Profezia che rimane nell’osservare quante lacrime di mare, in oceani nati a paradiso e confinati in inferni terreni, tutto rinasce nel domani di una fantasia messa alla luce, di un giorno diverso….